Nuovo Codice dei contratti pubblici: il subappalto necessita dell’autorizzazione della stazione appaltante?

La vicenda su cui il Consiglio di Stato si è recentemente pronunciato (Cons. St., IV, 11 dicembre 2023, n. 10675) trae origine da una controversia relativa a una procedura a evidenza pubblica per l’affidamento del «servizio di nolo cassoni, prelievo, trasporto, smaltimento/recupero presso terzi di sabbie derivanti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane».

L’impresa vincitrice si era vista revocata l’aggiudicazione in quanto la stazione appaltante aveva riscontrato che l’appaltatrice aveva coinvolto un’altra società, rimasta estranea alla procedura, nella esecuzione dell’appalto. Questo, senza che all’appaltante fosse comunicato alcunché. A questo punto la seconda classificata, a seguito dello scorrimento della graduatoria, si aggiudicava così l’appalto. Il provvedimento di revoca veniva quindi impugnato davanti al T.A.R., che però ne stabiliva la legittimità. L’impresa, non dandosi per vinta, adiva il Consiglio di Stato che, a sua volta, ribadiva l’indirizzo del giudice a quo e dichiarava non fondato l’appello.

Merita richiamare uno dei punti di diritto fondanti la decisione della S.C.: l’art. 105 del previgente Codice del 2016. Tale norma imponeva al soggetto affidatario di comunicare il subappalto alla stazione appaltante. Questo passaggio era necessario per ottenere la necessaria autorizzazione della pubblica amministrazione all’operazione. La previsione, ha sottolineato il Consiglio di Stato, resta più che mai attuale anche nel nuovo Codice degli appalti – introdotto con il d.lgs. 31 marzo 2023, n. 36 – che «ha mantenuto ferma la definizione del contratto di subappalto».

Ecco allora che, per rispondere al quesito iniziale, l’autorizzazione della stazione appaltante, come ha evidenziato Palazzo Spada, resta un passaggio imprescindibile per fare ricorso al subappalto.

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