Qual è la sorte delle opere incompiute nel caso di permesso a costruire decaduto?

Con una recente pronuncia, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato è stata chiamata a decidere sulle sorti di alcune opere – sbancamenti di terra, sterro dell’impianto vegetale del fondo e pali di fondazione trivellati completi del getto di conglomerato cementizio – prodromiche a un’edificazione, realizzate sulla base di un permesso a costruire decaduto e rilasciato in violazione delle norme urbanistiche (l’intervento autorizzato consisteva in una struttura privata su una zona urbanistica riservata ad interventi pubblici).

In detto contesto, il Comune riteneva che l’intervento non potesse essere completato, venendo in rilevo le stesse violazioni del titolo originario e, pertanto, ne ordinava la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi.

Nella pronuncia la S.C. ha ricostruito i rapporti tra l’art. 15 T.U. Edilizia (secondo cui, decorsi i termini di efficacia del titolo edilizio, “il permesso decade di diritto per la parte non eseguita”) e l’art. 31 T.U. Edilizia (che prevede la sanzione demolitoria e ripristinatoria in caso di interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali) e ha statuito che se le opere eseguite sulla base di un permesso a costruire decaduto “non sono completate, e neppure possono esserlo, in quanto non può essere rilasciato un nuovo permesso di costruire, il mancato completamento – e cioè la cd opera incompiuta – comporta di per sé un degrado ambientale e paesaggistico” e pertanto l’Amministrazione potrebbe ingiungere il ripristino ex art. 31 T.U.E.  

Stanti tali presupposti, l’Adunanza Plenaria dal momento che il caso sottoposto al suo esame riguardava opere in uno stadio molto preliminare e prive di finalizzazione, ha ritenuto correttamente adottata l’ordinanza di demolizione e ripristino.

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